L’invito di tre docenti: “ragazzi, stimolate la vostra curiosità”

30 Giugno 2021

A invitare gli studenti a stimolare la propria curiosità sono tre docenti delle scuole superiori di Roma, Ravenna e Alessandria.

Un periodo scolastico di incertezze

In questo periodo di incertezza, in cui la DaD si è rivelata l’unica soluzione per continuare a studiare, i professori sono stati i primi a rendersi conto di come stessero vivendo la situazione i propri alunni.
Se nella prima fase di lockdown ha dominato la paura, nella seconda fase i ragazzi hanno vissuto una sorta di rassegnazione. 
C’è chi ha rinunciato allo studio, chi ha iniziato a protestare e chi, per la sofferenza, si è chiuso in se stesso.
È scontato ribadire che i ragazzi siano le persone che hanno maggiormente sofferto una tale situazione di instabilità, per questo è fondamentale che genitori e insegnanti li stimolino e li rendano sempre curiosi nei confronti dello studio, ma soprattutto della vita. 

Tre docenti, tre esempi positivi

Un giorno ho chiesto ai miei studenti perché fossero più distratti e annoiati del solito”. Dice Francesca D’Alessio, insegnante di Storia dell’arte all’Istituto superiore “Cine-tv Rossellini” di Roma.
Prof, siamo stanchi perché siamo qui ad ascoltare e basta” hanno risposto gli studenti. 
Un commento che ha allarmato l’insegnante, tanto da farle interrompere il programma scolastico per dedicarsi a qualcosa che potesse tenere alta la curiosità dei propri ragazzi.  Da qui è nata l’idea di lanciare la petizione “Apriamo i musei per la scuola” su Change.org, per favorire la didattica diffusa fuori dalle aule.
Nei limiti delle norme, Francesca si è battuta per incontrare i propri studenti e accompagnarli a vedere opere d’arte nelle chiese.
Lo scopo? Combattere l’immobilità fisica e stimolare quella curiosità che non dovrebbe mai mancare in un adolescente. 

Trasformare l’apatia in ribellione

Anche un’altra professoressa ha deciso di battersi per i propri studenti, occupando la scuola con loro finché la Regione Emilia-Romagna non ha concesso il rientro. Si chiama Gloria Ghetti la docente di Storia e filosofia al liceo “Torricelli-Ballardini” di Faenza (Ravenna) che ha sempre tenuto le proprie lezioni in classe, per far capire ai propri studenti che la scuola, come struttura, continua a esserci.  L’appello di Gloria va ai genitori, che dovrebbero aiutare i propri figli a trasformare l’apatia in ribellione e ai colleghi che non devono preoccuparsi delle verifiche, ma aiutare i ragazzi a distinguere “tra paure giuste e sbagliate, tra sicurezza e isolamento, tra responsabilità e rassegnazione”.

La tecnologia per riscoprirsi appassionati

Infine, c’è la professoressa che risveglia la curiosità dei propri alunni con progetti multidisciplinari. Si chiama Giulia Beltrami ed è docente di Arte e robotica al Liceo scientifico quadriennale dell’”Istituto Cellini” di Valenza (Alessandria). Ai colleghi che le dicono di non essere avvezzi con la tecnologia, Giulia risponde che non occorre esserli. Esistono strumenti semplici per riscoprire immediatamente negli occhi dei propri alunni la voglia di fare, invece che sguardi spenti per la noia di giornate sempre uguali. Insieme alla propria classe e al docente di Italiano, Giulia sta costruendo su Minecraft- videogioco per costruire mondi virtuali- l’inferno di Dante. “La DaD non può continuare a lungo perché la scuola non è solo apprendimento di nozioni. Nel frattempo, però, dobbiamo fare tutti uno sforzo tecnologico in più se in bilico c’è il futuro di una generazione”. Ha concluso la professoressa. 

Francesca Conti