Anche gli under 14 possono segnalare al Garante della privacy il blocco preventivo di contenuti intimi

3 Dicembre 2021

I minori possono denunciare al Garante per la protezione dei dati personali i contenuti intimi che li riguardano.
lo ha stabilito il Consiglio dei Ministri
con una nuova norma.


La nuova norma, approvata dal Consiglio dei Ministri in data 7 ottobre 2021, consente ai minori di 14 anni e le loro famiglie di chiedere al Garante della privacy il blocco preventivo di materiale personale.
Un passo in avanti per i giovanissimi, la fascia di età più a rischio perché iperconnessa e ancora troppo poco istruita sui pericoli della rete.


La diffusione di materiale illecito ha un nome: “revenge porn

Il termine inglese “revenge porn” o “pornography”, letteralmente “vendetta porno” o “vendetta pornografica”, indica la diffusione – non consenziente – di video e/o foto a sfondo sessuale.
Lo scopo di chi commette queste azioni illecite è uno solo: rovinare per sempre la reputazione della vittima, ledere la sua autostima e sottoporla a una gogna mediatica che può condurla a prendere scelte estreme.

Il “revenge porn” è un reato dal 2019

Ad oggi, i Paesi dove il “revenge porn” è punito come reato sono:  Italia, Australia, Canada, Filippine, Giappone, Israele, Malta, Regno Unito e alcuni Paesi degli Stati Uniti.
In Italia la diffusione di contenuti intimi, non consenziente, è punita dall’articolo 612-ter del Codice penale “Diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti” che intende salvaguardare la privacy, la reputazione e la libertà sessuale individuale.
Chi commette tale reato o riceve e acquista immagini e/o video pornografici per poi inviarli, pubblicarli e diffonderli in rete è punito con una reclusione da uno a sei anni e con una multa da cinque a quindicimila euro.
Una pena che può aumentare se subentrano casistiche particolari (I.e. se i fatti sono commessi da un coniuge, se la vittima è una persona in condizione di inferiorità fisica o psichica o è una donna in gravidanza. Ecc.)
In questi casi, e fino a qualche mese fa, l’imputabilità penale partiva dai 14 anni in su.

Cosa cambia con la nuova norma

La diffusione illecita di materiale intimo, già intesa come reato,  rafforza il suo impianto normativo con la nuova norma del decreto legge, dando la possibilità ai più giovani di segnalare tale pericolo.
Il “revenge porn” è un reato che coinvolge ufficialmente tutte le fasce di età, anche quella dei giovanissimi.
Il Consiglio dei Ministri ha introdotto la possibilità – anche per i minori e le loro famiglie – di chiedere personalmente al Garante della privacy la protezione dei dati personali e i contenuti intimi che li riguardano.
Grazie a un progetto pilota i giovanissimi possono chiedere anche il blocco preventivo, per ora soltanto su Facebook e Instagram, ma la tutela potrebbe presto estendersi anche ad altri social network.

Perché i giovanissimi sono le vittime più a rischio

I social sono una grande piazza dove incontrarsi e conoscersi, ma anche il mezzo perfetto per diffondere immagini o postare contenuti sbagliati. I giovanissimi, che sul web e sui social sono nati, tendono a sottovalutarne i rischi e a prendere con leggerezza tutto ciò che avviene online. Andrebbe insegnato loro che pubblicare su Internet è come mettere la propria firma su qualcosa; i social sono indicizzati e tengono traccia di ogni contenuto.
E se è vero che è tutto cancellabile, è anche vero che non si potrà mai avere la certezza che un post sia stato effettivamente rimosso dalla rete.
La “Generazione Z “ha costruito gran parte della propria vita online, tanto da non rendersi quasi più conto della differenza tra mondo virtuale e reale.
Ecco perché è importante spiegare ai più giovani l’importanza delle proprie azioni, soprattutto in rete, e quanto sia fondamentale appassionarsi, scoprendo un talento e dedicandosi a qualcosa di reale e concreto.

Francesca Conti