Cosa nascondono le sfide online dei ragazzi?

17 Dicembre 2021

Lo chiamano fenomeno “challenge”, come se si trattasse di un gioco.
Ma le sfide online di ludico hanno poco. Si tratta di esperimenti pericolosi che possono portare anche all’epilogo più drammatico.

Partono da qualsiasi angolo del mondo e si diffondono velocemente in rete: sono le cosiddette “challenge”, esperimenti pericolosi che hanno un potere ipnotico nei ragazzi. Non importa se la sfida sia pericolosa, senza
senso, indice di scarsa maturità. L’importante, per ogni giovane, è apparire libero, senza freni inibitori.


Gli adolescenti si sentono invincibili

Molti esperti di neuroscienze sostengono che il cervello dei giovani, per i primi 20 anni, sia più esposto a compiere attività rischiose dovute a un insufficiente autocontrollo; conseguenza di una difficoltà nel monitorare le emozioni, le azioni impulsive e più in generale la capacità di progettazione. Gli adolescenti sono sempre in bilico tra la ricerca di accettazione e la tragedia inevitabile.

La morte non ci fa paura, la guardiamo in faccia

è la frase scritta su Instagram da un ragazzo di 15 anni, morto a Sesto San Giovanni, nel milanese, perché precipitato dal tetto di un centro commerciale dove era salito per scattarsi un selfie.

In cosa consistono le sfide online

Le ” challenge” consistono nel mettere in scena delle sfide reali: provocarsi un soffocamento fino a svenire (blackout); tirare pugni a caso alla gente con lo scopo di stenderli a terra (knockout game); ingerire qualcosa di pericoloso, come le capsule del detersivo, oppure bere alcolici tutto d’un fiato e sfidare altri a farlo (neknominate).
La sfida, intesa come dimostrazione di forza e coraggio, ha da sempre un potere ipnotico nei ragazzi, che pensano di apparire agli occhi degli altri onnipotenti, invincibili, senza paure. Non importa se la sfida sia pericolosa, senza senso, indice di scarsa maturità. L’importante è apparire sempre liberi e senza freni inibitori.

Perché è difficile trovare il colpevole delle sfide online

I casi di suicidi, indotti da queste sfide, sono in aumento. Risulta difficile, però, configurare il reato di istigazione o aiuto al suicidio senza la prova concreta da parte di soggetti spesso difficilmente identificabili. 
I video, infatti, vengono condivisi da milioni di utenti, in cui non si incita mai qualcuno a un epilogo drammatico, ma lo si invita “semplicemente” a partecipare alle cosiddette sfida di coraggio. I ragazzi stanno al gioco perché hanno una soglia del rischio più alta degli adulti per natura. I video, in ogni caso, andrebbero sempre segnalati alle piattaforme perché li rimuovano o direttamente alla polizia postale.
Occorre conoscere la dinamica subdola delle “challenge” e puntare sulla formazione dei ragazzi, parlando loro dei rischi e guidandoli in un percorso di protezione dai pericoli. 

Il ruolo fondamentale di insegnanti e genitori

L’adolescenza è una fase delicata. I ragazzi sono alla ricerca di emozioni forti, hanno voglia di sfidare i propri limiti e ricercano un proprio senso identitario.
Per questo motivo è fondamentale che l’educazione scolastica e familiare siano sempre presenti. Non occorre spaventare i ragazzi, ma relativizzare il problema; spiegare che la rete è un’opportunità sotto tanti punti di vista, ma che esistono rischi da non sottovalutare.
Ma soprattutto bisogna ascoltarli, i giovani, entrare nella loro grammatica sentimentale, senza giudicarli ma accogliendoli. È importante fermarsi e spiegare a questa nuova Generazione Z che le forti emozioni non passano dall’autoinfliggersi un dolore fisico, ma dall’esperienza diretta di relazioni reali e costruttive.
Un concetto difficile da far passare a un adolescente ed è questa la vera sfida per gli insegnanti e i genitori: affrontare l’argomento con serietà e responsabilità. 

Avv. Marisa Marraffino