Sessualità e adolescenza: cos’è il sexting
17 Dicembre 2021
La condivisione di contenuti a sfondo sessuale – tramite il cellulare e attraverso i social – di foto, messaggi e video è in costante aumento. Secondo le stime EU kids online 2020, sulla base di 19 Paesi, e in una fascia di età compresa tra i 12 e i 16 anni, si calcola che in Italia, l’8% degli adolescenti abbia ricevuto e/o inviato, almeno una volta, messaggi con contenuto sessuale.
Abbiamo parlato di questo fenomeno con Annalisa Cereghino e con la Dottoressa Franca Beatrice.
La Generazione Z e la sessualità online
Il mondo virtuale, per gli adolescenti della Generazione Z, è il luogo nel quale si estendono e si espandono le relazioni. Alcune di esse trovano ragione d’esistere soltanto in questa dimensione, senza concretizzarsi mai nel reale. In altri casi, benché la conoscenza abbia un fondamento reale, buona parte della relazione continua a svilupparsi nel virtuale, con linguaggi, percezioni e modalità completamente diverse. Ciò che resta invariato è la necessità e l’urgenza, per gli adolescenti, di sperimentare la propria sessualità.
Queste premesse sono diventate terreno fertile per il proliferare di una pratica che prende il nome di sexting: un neologismo che trae origine dai due termini inglesi, “sex” e “texting”; ovvero lo scambio, tramite messaggi,
di audio, video o immagini sessualmente espliciti.
Abbiamo avuto modo di analizzare questi temi all’interno di una tavola rotonda, alla quale hanno partecipato Annalisa Cereghino, laureanda in Naturopatia e Sex Activist per il progetto Making of Love e la Dottoressa Franca Beatrice, psicologa e psicoterapeuta.
Il sexting può essere positivo?
Annalisa Cereghino ha evidenziato come, se vissuto con consapevolezza e in maniera consensuale, il sexting possa essere un modo, per i giovani, attraverso il quale sperimentare la propria sessualità.
I ragazzi fanno sexting, perché, sono nati col telefono in mano. Questo è un nuovo modo per comunicare e vivere la sessualità. Penso soprattutto al periodo del lockdown, dove eravamo tutti distanti e separati. È stata un occasione per sperimentare una nuova vicinanza con l’altra persona in maniera diversa. Quando non si hanno altri strumenti si cerca di arrangiarsi con quello che si ha. Del resto, come va avanti la tecnologia, va avanti la cultura che si modifica in base al progresso.
Una pratica a uso esclusivo degli adolescenti?
Secondo le stime EU kids online 2020, si calcola che in Italia, l’8% degli adolescenti ha ricevuto e/o inviato, almeno una volta, messaggi con contenuto sessuale.
Ma si tratta davvero di una pratica prettamente adolescenziale, oppure vede tra le sue fila esponenti appartenenti a diverse fasce di età? Lo abbiamo chiesto alla Dottoressa Franca Beatrice, psicologa e psicoterapeuta.
La condivisione di contenuti sessuali espliciti attraverso i mezzi tecnologici è una pratica trasversale, non messa in atto solo fra adolescenti, ma che riguarda ampiamente anche la popolazione adulta. Come per tutto ciò che avviene in virtuale è “facile” e autoprotettivo rispetto ad alcune emozioni o eventi specifici che potrebbero invece avvenire in un incontro reale. Il piacere esibizionistico del mostrarsi, che si accompagna anche al piacere dell’esito ammirativo che tale esibizione produce nell’altro, si mescola al timore di mettere in atto una pratica particolare: è un mix adrenalitico che di per sé potrebbe portare a una dipendenza di questa modalità, con esclusione, magari, di altre più tradizionali. Un aspetto importante riguarda comunque il motivo per cui si decide di accedere al sexting, il cui obiettivo potrebbe essere quello di rafforzare le coesione. Mentre, al contrario, risulta deleterio se lo si pratica esclusivamente per soddisfare il proprio partner.
Quali sono i rischi?
Ovviamente ci sono dei rischi e questo deve essere messo in conto ogni volta che si espone il proprio corpo su dispositivi che con estrema facilità possono divulgare e rendere pubblico ciò che invece dovrebbe essere protetto e rimanere privato, come ci spiega la Dottoressa Franca Beatrice:
Il sexting espone a rischi molto importanti, rispetto ad altre relazioni più tradizionali. È sempre possibile, cioè, perderne il controllo. Quella immagine può essere inviata, non consensualmente, ad altri, in una catena potenzialmente infinita: se per esempio il destinatario è in preda, diciamo così, alla “sindrome da trofeo”, vale a dire all’impulso di voler mostrare ciò che ha ottenuto, oppure se è sotto scacco di altri, per qualsiasi motivo, la diffusione del materiale diventa il mezzo per tacitare aspetti problematici del destinatario, a danno dell’inconsapevole inviante. La perdita del controllo e la divulgazione del materiale si accompagna alla dolorosa perdita della definizione di sé, di quel sé con cui ci presentiamo a livello individuale e interpersonale, con relativa umiliazione e sensi di colpa. Per chi viene esposto è un trauma importante e un grave danno psicologico. La consapevolezza di questi rischi e di altri come il Revenge Porn, oppure l’estorsione con minaccia di diffusione, il cyberbullismo, è spesso sottovalutato soprattutto dai più giovani che invece privilegiano il bisogno profondo di dover avere fiducia del partner o di doverlo tenere legato a sé.
Rispetto al tema della sicurezza, Annalisa Cereghino sottolinea alcune pratiche da mettere in atto se si decide di fare sexting, proprio al fine di tutelarsi da possibili ricatti e dal cyberbullismo:
Sicuramente può essere pericoloso fare sexting. È importante, quindi, prendere precauzioni. Ad esempio, è sempre meglio non mandare foto in cui si può essere riconoscibili o dove si vedono segni del nostro corpo che sono solo nostri. È sempre meglio fare foto in cui non si vede lo sfondo, ed è sempre meglio usare delle applicazioni che eliminano i messaggi una volta mandati e che non rimangono nei database. Questo è essenziale per tutelarci.
Patrizia Dall’Argine